Questo sarà un articolo un pò diverso, molto più personale dove racconterò delle cose che sanno in pochi, ma lo faccio perchè spero che questa mia vicenda non troppo piacevole possa aiutare qualcuno.
Tra ottobre e dicembre del 2021 ho avuto un periodo particolarmente impegnativo della mia vita. Ho dovuto portare avanti contemporaneamente: gli esami di tre materie all’università, assieme a due laboratori, il lavoro appena iniziato in due diverse startup, il recruitment e gli eventi in associazione, la scrittura di articoli per la redazione di cui facevo parte, il nuovo ruolo come event specialist e gli allenamenti tutti i giorni. Assieme a questi impegni fissi, si sono aggiunti anche tanti progetti personali che mi si sono presentati davanti e a cui era difficile dire di no.
Il risultato è stato un pesante burnout.
Come me ne sono accorta? Beh, sono una persona a cui piace fare tante cose assieme e che ha sempre saputo alternare i momenti di studio e lavoro a quelli di “ricarica”. Ma quei tre mesi è stato diverso: sono arrivata all’ultima settimana di novembre, una delle più intense del periodo, in cui avevo mille cose da fare che normalmente mi avrebbero entusiasmato.
Invece, la prima cosa a cui ho pensato quando ho spalancato gli occhi quel lunedì mattina, è stata: “se potessi cancellare completamente questa settimana, lo farei”. Lì ho capito che c’era qualcosa che non andava. Per non parlare di quando mi sono svegliata di soprassalto nel cuore della notte dopo aver sognato di recarmi in palestra (da sempre il mio luogo sicuro), per scoprire che mi avevano assegnato delle nuove cose da fare e un vero e proprio nuovo lavoro per il quale avevo anche firmato.
Facevo gli incubi di notte su tutte le cose che avevo da fare, temevo di aprire Whatsapp, Telegram e le mail per paura che mi assegnassero altre task. Da inizio ottobre fino alla fine del 2021, non sono mai uscita al sabato sera, (in generale non uscivo quasi mai di casa), ero talmente stanca che non ne avevo voglia e non ne sentivo la necessità, mi bastava avere delle ore in più per “mettermi sotto” e togliermi un pò di lavoro. Da far invidia ad un workaholic patologico, e tutto questo a soli 20 anni.

Fa quasi paura ricordare quei momenti adesso, ma da un lato so che quel periodo mi ha insegnato tanto. Averlo superato mi ha resa più forte e mi ha dato una bella lezione: nella vita ci vuole equilibrio e ora sento di essere sulla buona strada per trovarlo. Devi toccare il fondo, prima o poi, per capire fino a che profondità puoi scendere.
Non ho lasciato da parte tutte le cose che voglio fare e nemmeno la mia ambizione, ma mi sto dando del tempo. In particolar modo mi sto concendendo tutti i momenti di riposo di cui ho bisogno. Se c’è una cosa che ho capito è che non possiamo pensare solo al fare, al costruire e al futuro, ma anche a goderci il momento presente.
Ecco come sono uscita dal burnout e come sto imparando a dare equilibrio alla mia vita.
Ho cominciato a dire di “no”
“No” è una parolina magica che ho sempre odiato, dire di no significa rinunciare ad opportunità e crescita, tant’è che per non sbagliare, ho detto sempre sì a tutto. Il risultato però l’ho descritto poco sopra. In quei giorni bui il primo passo è stato quello di prendere coraggio e cominciare a dire dei “no”. Ho pronunciato il primo grande no e tutti gli altri hanno seguito con maggior facilità. La prima rinuncia è stata per un master super esclusivo sulla blockchain per il quale ero stata selezionata tra migliaia di candidati, è stato faticoso e quasi doloroso, ma l’ho fatto.
Pian piano ho detto sempre più no, a proposte, progetti, persone, convincendomi ogni volta di più che un’occasione del genere sarebbe ricapitata e che in quel momento, per me sarebbe stato meglio così. E qui arriviamo al secondo punto.
Ho cercato di comprendere quali sono le mie priorità
Ho cercato di comprendere quali sono davvero le mie priorità e i miei obiettivi così da poter selezionare solo quelle attività che mi permettono di avvicinarmi alla mia meta tralasciando tutto il resto. C’è una bella metafora che mi ha aiutata molto: “smettiamola di credere che ci siano opportunità che capitano una sola volta nella vita e che se non sali su quel treno, l’hai perso per sempre. è vero, ci sono treni unici su cui non avrai più possibilità di salire, ma è come se fossimo a Victoria Station, parte un treno ogni 30 secondi.... allora, solo se sai bene qual è la tua meta, prenderai treni che ti permettano di avvicinarti ad essa”.
Ho stabilito dei momenti per me durante la settimana
A partire dagli allenamenti in palestra in cui spengo il telefono, alla camminata in montagna della domenica, fino alla lettura serale, il cucinare e la doccia con la musica a tutto volume. Ritagliarmi dei momenti fissi durante la giornata o durante l’intera settimana, mi ha permesso di avere dei minuti dove posso staccare un attimo dal tran tran e fermarmi a godermi il momento presente. Cantare a squarciagola le mie canzoni preferite improvvisando un balletto imbarazzante davanti allo specchio rimane uno dei miei momenti preferiti della giornata.
Ho fatto capire alle persone attorno a me che non potevo esserci sempre
Ho compreso che non porto il peso del mondo sulle spalle, nonostante a volte io mi senta di dover essere sempre presente. Così non è, anche se ricopri dei ruoli di grande responsabilità, non puoi essere sempre presente per tutti. Ognuno di noi deve avere i propri spazi e con i giusti modi è necessario comunicare agli altri che non puoi essere sempre “accountable” come direbbero gli inglesi.
Ho ricominciato ad uscire spesso con le persone
Ho ricominciato ad uscire proponendo iniziative e recuperando amicizie che in questi mesi avevo lasciato andare alla deriva perchè io in primis non avevo un minuto a cui dedicare. Organizzare un’uscita ogni tanto e fare un aperitivo tutti assieme, conoscere persone nuove e provare nuove attività mai fatte prima, ti fanno sentire vivo.
Ho imparato a vedere il percorso come qualcosa in cui divertirmi nel frattempo
Ho cominciato a prendere le cose maggiormente alla leggera, vivendo il percorso come un’avventura in cui so che posso sbagliare senza danni irreparabili. Studiare con amici, prendersi un momento di svago dopo una riunione e in generale vivere la crescita lavorativa in maniera più serena permette, in futuro, di guardare indietro e pensare ai bei momenti di quel periodo.
Ho iniziato a pretendere meno da me stessa
Ho sempre preteso tanto, tantissimo da me stessa, quasi la perfezione. Mi sono sempre sentita in colpa se a fine giornata non avevo portato a termine tutte le mille task che mi ero assegnata. Adesso non è più così, ho sempre standard alti, ma me la prendo con più calma perchè so che non è la fine del mondo. Se un giorno do un pò meno, si vede che avevo bisogno di staccare oppure che le circostanze me l’hanno impedito. Sto imparando che non è sempre colpa mia e che la perfezione non esiste.
Il consiglio
Ho scritto la mia storia personale con i passaggi (veri) che ho adottato per uscirne, per dare una mano a chi sta passando un periodo simile. Io l’ho fatto da sola, anzi, a parte qualche amico o collega, nessuno ha saputo di tutto ciò fino ad adesso, ma questo non significa che per te debba essere così. Se senti di essere in questa situazione, fermati e chiedi aiuto, il lavoro e lo studio devono essere parte della nostra vita, non prosciugarcela. Ho sempre pensato che per raggiungere grandi cose, l’unico modo sia lavorare come dei matti e che quindi il burnout fosse una conseguenza normale. Non è assolutamente così e spero che questo articolo ti abbia aiutato a capirlo.
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